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Insonnia
Insonnia

L’insonnia è un disturbo del sonno caratterizzato da una reiterata difficoltà di inizio, durata, mantenimento o qualità del sonno. Si tratta di un disturbo molto diffuso, che interessa circa il 30% della popolazione (e il 50% degli over 50). Soffrono di insonnia soprattutto le donne e gli anziani.

Il disturbo è presente nonostante l’opportunità di ottenere condizioni e quantità adeguate di sonno e determina una serie di conseguenze diurne negative. Tra queste, le principali sono cattivo umore, irritabilità, difficoltà cognitive, eccessiva sonnolenza durante le ore del giorno.

L’insonnia si definisce ‘primaria’ quando si presenta come forma indipendente e autonoma per eziologia e sviluppo, mentre è detta ‘secondaria’ se è conseguenza di un’altra condizione medica o psichiatrica.

In soggetti affetti da disturbi dell’umore l’insonnia si manifesta di frequente con risvegli durante la notte e risveglio precoce al mattino, mentre nei disturbi ansiosi c’è spesso un’insonnia di tipo iniziale, cioè una difficoltà dell’addormentamento.

Il legame tra insonnia e depressione è piuttosto complesso e, se è vero che soggetti depressi spesso riposano male, non è detto che sia questo l’ordine causale: secondo una recente metanalisi l’insonnia può essere predittiva di depressione. In particolare, sembra che i disturbi del sonno influenzino i sintomi depressivi attraverso il loro impatto sulle abilità cognitive.

Il legame tra insonnia e disturbi dell’umore evidenzia la necessità di un intervento: prevenire o curare tempestivamente i disturbi del sonno potrebbe costituire un elemento importante all’interno di un progetto più ampio di prevenzione del suicidio e dei disturbi dell’umore, con un’attenzione particolare ai più giovani.

Gli eventi stressanti della quotidianità possono influire sulla qualità del sonno e in alcuni casi determinare lo stabilizzarsi di un quadro invalidante di insonnia. Questo disturbo, infatti, si può presentare come disturbo reattivo a specifiche situazioni psicosociali, ad esempio ad un lavoro poco remunerativo o insoddisfacente, preoccupazione per la salute di un familiare, difficoltà relazionali, generale nervosismo o tensione.

Sembra che, in realtà, ad influire sulla qualità del sonno non sia tanto la frequenza degli eventi di vita stressanti, quanto piuttosto la risposta del soggetto a tali accadimenti: può accadere che gli individui con insonnia continuino a presentare disturbi del sonno dopo la dissipazione dello stress acuto che inizialmente avrebbe potuto innescare il disturbo stesso.

Si riscontrano differenze anche rispetto all’età: mentre le persone giovani o di mezza età hanno prevalentemente difficoltà a prendere sonno, le persone più anziane riportano con maggiore frequenza risvegli notturni, risvegli precoci al mattino ed un sonno non ristoratore.

Anche le nostre abitudini quotidiane possono disturbare il sonno. È diffusa la convinzione che consumare bevante alcoliche prima di coricarsi favorisca il sonno, mentre uno studio condotto da ricercatori giapponesi ha confermato che l’alcol può provocare insonnia e privare delle sue funzioni lo stato di riposo.

Quando la correzione delle abitudini  non è sufficiente a normalizzare il sonno, è necessario rivolgersi allo specialista e iniziare una terapia farmacologica adeguata.

Se l’insonnia è sporadica può essere sufficiente l’assunzione di un ansiolitico (benzodiazepina) o di un ipnoinducente non benzodiazepinico (ad esempio Zolpidem) solo al bisogno. In questi casi quindi verrà spiegato al paziente che dovrà assumere il farmaco solo quando effettivamente necessario poiché si tratta di farmaci non curativi che inducono dipendenza e tolleranza. Se invece l’insonnia è un sintomo costante, è preferibile l’assunzione di un farmaco regolatore del sonno, generalmente un antidepressivo con azione sedativa (es. Mirtazapina o Trazodone). Un altro antidepressivo che è in grado di regolarizzare il sonno, senza avere un vero e proprio effetto sedativo ma agendo su una regolazione dei recettori melatoninergici è l’agomelatina. Nei casi in cui l’insonnia fa parte di un quadro depressivo conclamato, la scelta di un antidepressivo adeguato, non necessariamente sedativo, ed il conseguente miglioramento del tono dell’umore, porterà ad un miglioramento del sonno. Per brevi periodi, es in concomitanza di un evento stressante o nelle prime settimane di cura con un antidepressivo, è possibile anche avvalersi delle benzodiazepine per favorire il sonno; queste verranno progressivamente eliminate non appena, grazie all’effetto dell’antidepressivo, l’umore sarà migliorato e di conseguenza anche il sonno.

In molti casi, come nell’insonnia resistente o associata ad agitazione, o nei pazienti bipolari (per i quali è preferibile non assumere antidepressivi), può essere risolutiva l’assunzione di un basso dosaggio di neurolettici di nuova generazione (es. quietiapina).

In conclusione, le strategie farmacologiche per la cura dell’insonnia sono diverse, quindi, considerato quanto questo sintomo influisca negativamente sulla qualità della vita, è importante non sottovalutarlo e rivolgersi tempestivamente allo specialista.